Giovanni e l’epatite C

Giovanni e l’epatite C.

Con Reishi, Cordyceps e Agaricus: uno strumento in più

Sono contento che di fronte a una patologia seria come l’epatite C, si possa ricorrere ai rimedi naturali, con sicuri benefici e senza effetti collaterali. Dato che Reishi, Cordyceps e Agaricus si sono dimostratati utili nella cura dell’epatite C, possiamo affermare che la medicina, oggi, ha uno strumento di cura in più.
Giovanni, 51 anni, fa il farmacista. Da dieci anni convive con una cattiva compagnia, l’epatite C. Ha scoperto di essere affetto da questa brutta malattia durante gli esami di preparazione a un piccolo intervento ortopedico per ridurre una frattura scomposta al polso. Che amara e disarmante sorpresa! Per circa otto anni la malattia è rimasta asintomatica. Due anni fa, inaspettatamente, le transaminasi (GTP) – indicatore di base della malattia del fegato – iniziano a oscillare e ad aumentare. A quel punto, Giovanni decide di consultarsi con degli specialisti. Il primo tentativo è seguire una dieta, eliminando tutti i latticini. Subito dopo Giovanni mette al bando anche gli insaccati e la carne. Qualche miglioramento c’è, ma transitorio. Inizia allora a curarsi con erbe e vitamine. Anche in questo caso, i miglioramenti sono modesti. Nel frattempo, si abbassano i globuli bianchi e compare una leggera anemia.
Conosco Giovanni a una mia conferenza. È lì per caso, accompagna un suo collega.  Mi dice che ha deciso comunque di frequentare il corso in parte per aggiornarsi, in parte per scandagliare un nuovo metodo di cura naturale che pare si stia affermando con risultati promettenti. Al termine del corso, incuriosito e fiducioso, mi chiede un appuntamento.
Durante la visita mi dice che, nonostante le sue condizioni di salute siano “sotto controllo”, vive con grande angoscia la malattia. Si tiene sempre informato, conosce i risultati degli studi scientifici più recenti, e uno di questi, in particolare, racconta che l’Epatite C rappresenta più del 60% delle malattie del fegato, tanto da aver soppiantato quasi del tutto l’epatie B, sempre meno diffusa.  Decido di seguire il suo caso e di prescrivergli una cura a base di funghi.

La ricetta

Reishi
Cordyceps
Agaricus
Spiego a Giovanni che molti ricercatori hanno scoperto che questi rimedi naturali: (Cordyceps,Reishi ed Agaricus) sono molto efficaci nelle epatiti virali C, oltre che nella B e A.
Scientificamente dimostrato

Reishi – Studi sull’uomo

Il professor Huang si è posto il problema urgente di migliorare le terapie anti-HCV. Ha dimostrato che il Reishi contiene due classi di sostanze: terpenodii e polisaccaridi, che sono in grado di inibire, in modo significativo, la replicazione del virus dell’epatite C (HCV).
Il reishi è un importantissimo aiuto per tutti, in particolare per quei pazienti che sono resistenti al trattamento con l’interferone-α.(IFN-α) o che preferiscono non ricorrervi per timore degli effetti collaterali. Bisogna ricordare, infatti, che le iniezioni settimanali d’interferone vanno da una media di 24 a settimana (ad alto dosaggio, più adatto per il genotipo 1), alle 48 a settimana (a dosaggi inferiori, più adatto per il genotipo 2 e 3).
Oltretutto, il successo di un trattamento così aggressivo si riscontra solo nel 40-50% dei casi.

Giovanni dopo due mesi

Dopo due mesi, Giovanni mi telefona. Lo sento raggiante, felice. Per la prima volta, mi racconta, le sue transaminasi sono scese e  quasi rientrate nella norma.
Dopo altri due mesi le transaminasi, i globuli bianchi e i globuli rossi non risultano più alterati. Ha risolto anche un fastidioso prurito che gli procurava non pochi disturbi.
I funghi lo aiutano ogni giorno. Ora Giovanni sente di poter guardare con serenità alla sua vita.

Altri aggiornamenti scientifici

Nel frattempo, ho avuto modo di sentirmi ancora con Giovanni. È stata l’occasione per aggiornarlo su ulteriori ricerche scientifiche che sostengono l’utilizzo dei funghi nella cura dell’epatite C.

Nell’epatite C l’Agaricus abbassa le transaminasi e riduce la malattia

Il prof. Inuzuka e la sua équipe hanno studiato l’Agaricus blazei, dimostrando che ha una notevole efficacia nel contrastare l’Epatite C. L’esperimento descritto è il seguente: un totale di 20 pazienti (di cui la metà uomini) affetti da epatite cronica di tipo C hanno assunto l’Agaricus blazei, due volte al giorno, per 8 settimane.
Nell’80% dei pazienti si è avuta la riduzione delle transaminasi. (Inuzuka, 2002).

Nell’epatite C l’Agaricus abbassa le transaminasi e aumenta le difese anti-virali

I ricercatori hanno studiato 15 persone affette da Epatite C (10 donne e 5 uomini) in cura presso l’Aoyama Hospital di Tokyo.
Hanno documentato che l’Agaricus somministrato ha dato risultati veramente eccellenti.
I parametri presi in considerazioni sono le transaminasi GPT e un tipo di globuli bianchi detti “Natural Killer” (NK), che sono tra le più efficaci cellule difensive antivirali.
I ricercatori hanno sottolineato che questa ricerca sull’efficacia dell’Agaricus è di grande valore, anche perché l’interferone dà risultati positivi piuttosto limitati, grosso modo nel 40-50% dei casi trattati.
La GPT, a un valore iniziale di 135,5, è diminuita a 98,1 nell’arco di un mese e poi a 94,2 dopo tre mesi.
Valori normale di riferimento della GPT sono 9-63 UI/l (Unità internazionali per litro) nell’uomo, 5-36 nella donna.
L’attività delle cellule “Natural Killer”, in una prima fase al 53,6%, è aumenta a 61,5% in un mese e a 62,9% in tre mesi di somministrazione. (Kurihara T, 1999)
Tali risultati suggeriscono che l’Agaricus ha un meccanismo anti-infiammatorio che riduce la progressione dell’epatite C cronica, migliorando anche i valori del sangue. (Kurihara T, 1999)v

L’Agaricus blazei nell’epatite C

Il professor Grinde del Dipartimento di Malattie infettive dell’Università di Oslo, in Norvegia, ha documentato che dopo aver somministrato per una settimana Agaricus blazei ad alcuni pazienti, ha ottenuto la diminuzione di virus C.
Questa lieve diminuzione del virus per ml – da 5,8 a 5,3 milioni/ml – anche se poco significativa – rimane un elemento di sicuro interesse dato che indica, di fatto, una tendenza al miglioramento. (Grinde B., 2006)
L’utilità dei funghi terapeutici è documentata in altri studi sull’HIV, sul virus dell’epatite B HBV o altri virus. (Grinde 2006)

L’Agaricus aumenta l’efficacia dell’interferone

Dalle conclusioni dello studio del professor Grinde si può trarre un altro elemento, forse ancora più interessante.
*L’Agaricus ha reso i globuli bianchi 5 volte più sensibili all’interferone potenziando e rendendo dunque più efficaci le difese antivirali. Tutto ciò significa che il virus dell’epatite C, a causa degli enzimi antivirali, non riesce a moltiplicarsi e che si verifica un arresto o un’attenuazione dell’infezione.
*Il trattamento con l’Agaricus blazei ha reso sensibili all’α-interferone i pazienti con epatite-C che in precedenza avevano manifestato resistenza. Questo ci fa supporre che l’abbinamento di Agaricus e α-interferone debba essere studiato con attenzione e, a condizioni adeguate, certamente attuato. (Grinde B., 2006)

Cordialmente
dr Walter Ardigò

comments

dario pierandi says

io sono affetto da epatiti c croniche da 20 anni circa l'ho sempre tenuta a bada sempre prevalentemente con l'alimentazione ed delle cure alternative
ma due annai fa il virus e' aumentato di parecchio, che la paura della medicina tradizionale mi hanno convinto a provare la terapia classica con interferone ed ribaverina , lho fatta x un anno circa
fintatno che facevo la terapia il virus si era azzerato , ma poi dopo 5 mesi dalla fine terapia e' ricominciato a salire ed adesso ho deciso di non rifarla piu ' anche perche e' molto invasiva
percio' mi interessa molto saperne di piu' su questo metodo grazie mille e cordiali saluti dario pierandi

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