L’Epatite C aumenta il rischio di Diabete 2

L’Epatite C aumenta il rischio di Diabete 2

Cordyceps e Maitake sono utili, non trascurarli

Leggendo ciò che i ricercatori studiano sull’epatite C e sul rischio di diabete di tipo 2, mi ha colpito leggere la conferma scientifica di quanto la Medicina cinese – e tutte le altre Medicine che guardano l’uomo nel suo insieme – già conoscono: che l’epatite C non è solo un problema di fegato, ma è come una spina nel fianco per l’intero organismo. L’epatite C è una patologia che non solo può rimanere silente, soprattutto nelle persone magre, ma può essere anche il preludio all’insorgenza di altre malattie croniche, in questo caso del diabete di tipo 2.
Persone affette da epatite C cronica, infatti, vanno incontro con più facilità a insulino-resistenza, principalmente a livello muscolare, ossia hanno un rischio maggiore di contrarre il diabete di tipo 2. L’incidenza è minore per chi è più magro e per chi ha una carica virale minore.
I ricercatori australiani, dopo aver studiato 44 persone, hanno pubblicato, sull’autorevole «Gastroenterology», interessanti risultati.
Quello che a noi interessa sottolineare è che sulla base di questo studio – e conoscendo bene l’effetto antivirale del Cordyceps e del Maitake – si possono avere alcune importanti indicazioni terapeutiche. Anzitutto:
  • Cordyceps ha proprietà antivirali, perché impedisce la duplicazione del virus e gradualmente ne blocca la crescita;
  • Maitake ha proprietà normalizzanti la glicemia, perché aiuta l’insulina nelle sue funzioni, che sono quelle di nutrire il muscolo favorendo l’entrata dello zucchero nella cellula muscolare, Di conseguenza il glucosio non si accumula nel sangue (come succede nel diabete).
Va sempre ricordato che i funghi sono alimenti, non hanno dunque controindicazioni, né effetti collaterali, e possono essere integrati con cure farmacologiche «convenzionali».

Cordialmente
dr Walter Ardigò

Bibliografia

Milner KL, van der Poorten D, Trenell M, Jenkins AB, Xu A, Smythe G, Dore GJ, Zekry A, Weltman M, Fragomeli V, George J, Chisholm DJ. “Chronic hepatitis C is associated with peripheral rather than hepatic insulin resistance.” Gastroenterology. 2010 Mar;138(3): 932-41.e1-3. Epub 2009 Dec 4.

comments

Mara Del Conte says

Preg.mo Dr. Ardigò, ho 63 anni e da 10 anni so di essere affetta da epatite C cronica, ora per la seconda volta sono sottoposta a terapia di interferone + ribavirina (5 pastiglie al dì) e se fosse possibile vorrei entrare in contatto con altre persone come me ammalate di epatite C ora sottoposte alla mia stessa cura. Sarebbe possibile o forse la privacy non lo consente. La mia
non è curiosità morbosa,ma vorrei sapere se gli effetti collaterali della cura sono tanto pesanti
anche per altre persone. Tutto qui. La ringrazio e Le porgo distinti ossequi : Mara Del Conte

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dev@a5tratto.it says

Gentile Mara
mi auguro che lei nel blog lei incontri tra i lettori, qualche compagno di viaggio, che come lei purtroppo, anche lui, sia alle prese con l’epatite C cronica, e la terapia con interferone + ribavirina. Io non posso divulgare dati personali, sensibili per motivi di privacy.

Ma credo che questo blog offra molto di più, se si sofferma e si avvicina ai funghi curativi, che possono aiutarla sul serio a tirarsi fuori da questi guai.
Con i funghi può eliminare gli effetti collaterali che sopporta male ed inoltre contribuire a migliorare nettamente la sua salute aggiungendo all’azione dei farmaci, le benefiche azioni di Reishi ed Agaricus.
Questi funghi hanno numerose funzioni utili nel migliorare la salute nell’epatite C cronica, perché :
-sostegno e puliscono il fegato
-sostengono il Sistema immunitario contro il virus dell’epatite C (HCV)
-producono interferone, che è una delle nostre arme antivirali
- riducono gli effetti collaterali che l’interferone farmaco genera.

L’interferone farmaco, dà febbre ed altri effetti collaterali, simil influenzali, perché viene prodotto in un mammifero diverso dall’uomo, e nonostante i progressi che la ricerca farmacologica ha fatto, per il nostro sistema immunitario ad oggi è un estraneo, un patogeno da eliminare. Quindi l’organismo dà una reazione simile a quella che dà ad un virus influenzale.

Cordialmente
dr Walter Ardigò

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