Nel m.di Crohn il Maitake ha la stessa efficacia del farmaco di più di alto livello l’Infliximab
Il Maitake svolge interessanti azioni in tutti i processi infiammatori, comprese le fasi di recidiva, come dimostrato in vari studi. (Lee JS, 2010)
Questo fungo inibisce tutti i diversi step dell’infiammazione, a partire dal primo. Inibisce i globuli bianchi infiammatori, il principale mediatore (TNF-α), i radicali liberi (ROS) indotti dal TNF-α e il fattore di trascrizione, NF-κB.
Il Maitake inibisce l’infiammazione non appena si attiva il fattore di trascrizione (NF-κB) che lo psichiatra e medico David Servan-Schreiber – di cui parleremo tra poco – chiama “il cavaliere nero”, perché responsabile di uno stato di infiammazione cronica, ossia della produzione continua di antiossidanti che, come sappiamo, sono alla base di quasi tutte le malattie degenerative e che, nel morbo di Crohn e nella colite ulcerosa, in particolare, causano la recidiva infiammatoria.
Risultati del Maitake
I pazienti che lo usano, riscontrano risultati molto positivi, sia nel morbo di Crohn, sia nella colite ulcerosa, visto che vanno incontro a minori episodi di recidiva, che comporterebbero lunghi periodi di remissione. Questi risultati sono in linea con quelli descritti dal professor Lee, farmacologo dell’Università di Yeungnam, in Corea del Sud – studioso del Morbo di Crohn e della colite ulcerosa –, e con i risultati di altre ricerche, come quella condotta all’Università di Granada, in Spagna, coordinata dal professor Daddaoua, biochimico, in collaborazione con il Dipartimento di Farmacologia. (Daddaoua 2007)
Si tratta di risultati oltremodo significativi che dimostrano, tra l’altro, perché è utile associare il Maitake alle normali terapie farmacologiche. Ecco i principali motivi:
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interviene in tutte le fasi del processo infiammatorio, compresa quella iniziale;
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agisce nello stesso modo del farmaco, garantendo risultati equiparabili;
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non dà effetti collaterali, anzi, depura tutto l’organismo, in particolare fegato e sangue.
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